Raffaella Di Girolamo

Zac7 - Il giornale del Centro Abruzzo

20292

Stretti a corte



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Chi lo ha detto che non dovremmo mai tornare nei posti in cui siamo stati felici? Io trovo che sia meraviglioso avere l'occasione di ripercorrere i propri luoghi del cuore, sbirciando dalla serratura il paradiso in cui un tempo siamo stati bene. Ieri ero di nuovo con la sottogonna stretta in vita e le perle in testa a muovermi a tempo di musiche rinascimentali. Una mano al cavaliere, l'altra a sollevare un po' il vestito sperando di non inciampare (utopia) e, insieme al tempo musicale, contavo anche quello passato dalla mia prima Pavana. Uno, due, tre...diciannove anni.
Eppure, al momento in cui la prima nota ha squarciato il silenzio carico di emozione, gli anni trascorsi si sono annullati, io mi sono sentita ancora una volta una principessa e ho danzato felice con i miei compagni di avventura.
Ci tenevamo tutti per mano in un cerchio di allegri "branle", mentre sorridevamo, suggerivamo ed eravamo felici.
Comincio a essere la più “grande” in diverse occasioni: al lavoro sono più “grande” delle mie colleghe; a danza sono l'allieva più “grande” e anche nel banchetto del palazzo Tabassi ero la danzatrice più “grande”. Lo dico quasi con divertito entusiasmo, perché pur essendo invecchiate la mia impulsività, l'insicurezza, la forza fisica e la pelle, tutto il resto è rimasto inalterato.
L'aspetto che più mi piace della danza rinascimentale è il suo non essere statica fronte al pubblico: le coreografie sono ricche di incroci, cerchi e scambi: non esistono individiualismi e, distratte dal piacere di ballare, dimentichiamo sempre di una fantomatica corte da rispettare e ossequiare, ritrovandoci a danzare fra di noi e per noi.
La danza antica dà tempo: sono pochi i passaggi rischiosi e temuti e poi si torna a sfottersi con gli occhi e a sorridersi felici. Prima o poi però ogni danza finisce e, da un angolo, ho osservato il resto dello spettacolo: la concentrazione degli attori, l'energia dei duellanti, l'atmosfera creata dai giocolieri, la bravura dei musici e l'emozione di chiunque abbia conosciuto e amato Patrizia Solinas, alla quale la manifestazione era dedicata.
Ma gli artisti, si sa, sono gente strana che si fa sopraffare dalle emozioni e le lacrime commosse sono state subito lavate via grazie a boccali di Ippocrasso, facendo spuntare nuovi sorrisi rivolti alla vita e al cielo stellato che ieri notte sovrastava il cortile del barone Tabassi.
Di nuovo un ballo e poi ancora in un angolo a osservare il sudore stanco delle cuoche, la solerzia energica dei giovani servitori e la fatica soddisfatta dello chef. Il famigerato “popolo della giostra”.
Chissà se i commensali si sono resi conto del lavoro che c'è stato dietro la serata di cui hanno goduto. Gli abiti cuciti da Stefania; il personale completamente volontario che ha addobbato il palazzo; i suonatori di chiarine e tamburi; la regia per coordinare luci, suoni e tempi di scena; la necessità che fosse tutto perfetto, più degli altri anni, perché Patrizia potesse essere fiera di tutti noi.
Di nuovo in cerchio, passo semplice a sinistra e passo doppio a destra: ancora una volta ho osservato i volti delle mie compagne di avventura. Alessia, un uragano di energia e simpatia; Maria Stella, premurosa mammina di una bimba di tre anni; Veronica, innamorata e fidanzatissima; Laura, neo sposina e presto mamma; io che in un tempo passato sono stata simile a ognuna di loro e Cristina, l'insegnante che ha saputo chiamarci a raccolta e cucirci insieme come pezze diverse a formare uno stravagante, ma bellissimo, costume da Arlecchino.
Un costume che è simile alla vita, fatta di tanti colori e sfaccettature tutti da godere e vivere a fondo, esattamente come uno spettacolo di cui non ci sarà il bis.
Ce lo ha lasciato scritto Patrizia:
"Col sorriso negli occhi e sulle labbra
ringraziando per la modesta vita
io che molto ho creduto nei sogni
risiedesse la forza della vita
e fosse il germe della felicità
vi sollecito a non aspettare
realizzate la vostra realtà"

...credere nei sogni e realizzare la nostra realtà.
Grazie Patrizia.


postato il 11/7/2016 alle ore 9:49

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